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Terza persona (Percorsi paralleli)

Eugenio De Signoribus



Teatro spento

collimando in rabbie e frustrazioni, molti si riconoscevano in gruppi svarianti però sulla prassi..., si faceva largo un’idea sempre più contraria all’esistente, occupante via via ogni pensiero...
i più informati, i più apparenti vincenti, si muovevano con sguardi accesi, pattugliavano uniformati, frementi...
quando incontravano l’uno, l’esposto da sé, lo accerchiavano interroganti e irridenti: ne veniva un pungente odore verbale di pelli malconciate...essi erano individui di levatura diversa: alcuni, dichiarati parricidi, altri, convinti attori o galleggiatori di fortuna, altri, puri captatori di verità, sognatori perplessi e lenti....li vedevi, costoro, sempre un passo indietro oppure decisamente discosti, dalla parte dei certi ma non con loro, come a travedere – di là ma anche di qua – l’intrasparenza, la gratuità dei gesti, tra i sedicenti liberi, i liberati da sé...
questi invece, nello spento teatro, mostravano un’eccitazione affebbrata, in accampamenti mediocri via via scemanti in allacciamenti dialettici, in giacimenti corporali...
i migliori, i capifacenti, si esercitavano nella logica, aggiravano con fitte parlate tutte le colonne, lucidamente scardinavano tutte le trame del potere fino allo svelamento dell’inganno....:ecco, dunque, i nemici!...(alcuni, nell’immediatezza dei lampi, non proprio riconoscibili anche se prossimi o allo specchio...)
ma la scaletta del due faceva presa, si diffondeva....,qualcuno, con aria clandestina, tornava da più larghe città con scalette del tre e del quattro...,saliva l’allarme, tutto diveniva più veloce, si stava facendo tardi e il conflitto c’era, ognuno lo vedeva da sé, dovunque...
la rivoluzione era alle porte

Il terzo occhio

con un gesto furtivo, prima di coricarsi e di spegnere la luce, la nonna si cavava l’occhio di vetro e lo poggiava nella trasparenza del bicchiere sul comodino...Dalle persiane filtrava un filo di luna polverosa che l’occhio calamitava tutta su di sé...
Nell’angolo del letto, il bambino impressionato fissava quell’incontro misterioso...incapace di staccarsene, fino al sonno...
e nel sonno agitato sentiva quell’occhio incugnarsi tra i suoi, come un faro incandescente... In quel tempo, egli vide tutta la terra che immaginava e anche di più...



da Ronda dei conversi, in Poesie (1976-2007) Milano

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